La radice essenziale del dipingere, della Pittura, è il colore: qualsiasi scelta cromatica si compia, e a qualunque soggetto sia poi indirizzata, lasciare su un supporto un segno, che si traduca nell’immaginario come visibile, è il gradiente insostituibile ed irrinunciabile di qualsiasi azione artistica. Si ritrova declinato nell’astrazione o nella figurazione, attraverso forme definite o raccolto in sfumature eteree e impalpabili, pesante o leggero, materico o rarefatto…
Franco Napoli, dopo percorsi e sperimentazioni differenti che hanno comportato una ricerca che fondeva in un unico insieme l’alternanza espressiva di forme e materiali, unitamente ai colori, ha trovato lentamente la sua via. Come spesso avviene la sua è stata un’azione a togliere, a ripulire, a ridurre all’essenziale.
L’eliminazione  progressiva del superfluo, di tutti quegli elementi che si accalcavano ridondanti sulla scena pittorica, ha maturato una linearità che ha trascritto efficacemente il suo desiderio di esprimersi nell’arte visiva con l’apertura, forse insperata e non del tutto conscia, di un vero dialogo poetico. Franco Napoli ha, timidamente, imboccato la via della sua ricerca, si è ormai lasciato alle spalle l’esuberante voglia di dire, tipica di chi inizia, per affrontare ora il percorso più difficile: quello di una riflessione concentrata nel comunicare attraverso un linguaggio la cui pratica diventa, nell’artista che la esercita, esclusiva.
Le sue opere sono atmosfere tutte incentrate sul puro colore. Il suo campo d’azione diventa il luogo in cui lente stesure stratificano le evoluzioni del colore stesso. La materia pittorica si rivela così in trasformazione continua ed inesorabile, non si fissa, non si lega a null’altro se non a sé stessa. Senza evocarsi in altre forme diventa cangiante, mutevole ed umorale rimanendo pura ed uguale a sé stessa. Il colore agisce nella dissolvenza del segno che si smaterializza in stratificazioni di cromie; tanto nelle scelte diverse e contrastanti quanto nelle variabili di tinte su tinte, la sua pittura avviene per emersioni ed immersioni appena accennate, in continua alternanza, nelle variabili delle sfumature colorate.
Napoli compone col colore. La musica, l’armonia e il suono, derivati dalla sua attività di musicista, rivendicano un’appartenenza e una significazione indubbiamente tangibili. Le stesure di colore nelle sue opere arrivano al nostro occhio con la medesima pacatezza e risonanza di partiture musicali sentite dal nostro orecchio. Come nella musica il suono da percezione diventa emozione sentita, l’arte di Franco Napoli è così indiscutibilmente un fatto percettivo da cui far affiorare, in un secondo tempo, il lato nascosto dell’emotività.
Nel maturare il passaggio che trasferisce percezione in emozione si cela tutta la tensione dell’intimo significato della sua ricerca. Ma questo sarà il nuovo capitolo del suo racconto.
Ci sono i riferimenti storici, ci sono i richiami ai grandi maestri, ci sono legami e interessi all’Arte che ha fatto la Storia, ma avremo tempo per riparlarne. Avremo occasioni per compiere una ricognizione critica sul suo lavoro, per risentire il suo colore; Franco Napoli ha iniziato un percorso che difficilmente ora potrà abbandonare, la misura del viaggio iniziato è consapevolmente definita, sconosciuta resta solo la meta, che si rinnova e si sposta ogni volta allungando la via della scoperta.
L’atmosfera da lui dipinta si aprirà come sipario per lasciare vedere ogni volta un nuovo paesaggio emotivo, un nuovo orizzonte, un nuovo universo incentrato sempre sul colore. Le sue battute dipinte sono solo agli inizi, la partitura per la sua la sinfonia, il suo concerto sono ancora tutti da scrivere. Li ascoltiamo, poco a poco, con la giusta lentezza, lasciandoci negli occhi, ogni volta, la loro grande suggestione .

Pubblicato sul n° 23 maggio-settembre 2008 della rivista "Le Segrete di Bocca" (Mi)

Matteo Galbiati
Agosto 2007